Año nuevo, la primera historia de mi historia (Camilo Ferrari, prisionero trentino en Rusia)

 

2014. Ha llegado el momento de ocuparme de la primera historia que me shoqueó cuando tenía 14 o 15 años: la experiencia de mi abuelo Camilo Ferrari como prisionero trentino en Rusia entre 1914 y 1918. Hasta 1984 (año en que él murió), le había pedido miles de veces que me cuente  esta historia,  había tratado de registrar en un casette sus palabras con mi grabador de teclas, e incluso intentado -horror maximo- escribir esa historia como si fuera una novela.  Después, empecé a estudiar la carrera de historia en la Universidad Nacional del Sur.

Ahora, 29 años después, tengo acá sobre mi escritorio una carpeta con aquellas viejas hojas mecanografiadas, con ulteriores correcciones en birome; y en unas hojas continuas de computadora que se usaban en los años 80 encuentro también un intento ya más "profesional" de ordenamiento de la información.

Recién empecé a transcribir esto que es lo que me parece más confiable (y tolerable) para tener a mano nombres, fechas, datos. Varias cosas inquietantes: una son las sucesivas transcripciones del registro oral. En este momento yo no recuerdo nada, y leo sorprendida, anécdotas, episodios, nombres de ciudades, regiones de Rusia, Siberia, China, Corea como si por primera vez lo hiciera. Hay frases entrecomilladas, como si las hubiera copiando textualmente de algun lado. Otra: se ve que en algun momento agregué el año a la primera parte de este relato, pero lo hice partiendo de una premisa equivocada, es decir, di por descontado el 1915, y no el 14. Y otra más: mis premisas (basadas en mi absoluta ignorancia sobre ese tema hasta hace poco tiempo) me habían llevado a armar un relato simplificado, incoherente incluso, en muchos aspectos.

Si lo tuviera ahora, para preguntarle, a Camilo. Pero no está. Queda solamente tratar de afinar el oído, el lapiz, para poder comprender aunque sea un poco esta historia que aunque parece remota (en el tiempo, en el espacio, en mis intereses inmediato) probablmente termine explicando las razones de unas cuantas cosas que pasaron después acá, en este rincón del mundo, cuando Camilo terminó radicándose acá en Bahía Blanca.

In italiano:

2014. E' arrivato il momento di occuparmi della prima storia che colse il mio interesse quando avevo 14 o 15 anni: l'esperienza di mio nonno Camillo Ferrari come prigioniero trentino in Russia tra il 1914 e 1919. Fino al 1984 (anno in cui lui é mancato) gli avevo chiesto parecchie volte di raccontarmi la sua storia; qualche volta avvevo tentato perfino di registrare in una cassetta la sua testimonianza con un vecchio registratore, e avevo iniziato, orrore!!!, a scrivere una specie di storia romanzata quando non avevo nemmeno idea di come si poteva scrivere una storia o un romanzo.  Dopo, cominciai a studiare la carriera di storia presso l'Universidad Nacional del Sur.

Ora, 29 anni dopo, ritrovo qui, sulla mia scrivania, una cartella con quelle vecchie cartelle battute, con ulteriori correzioni con la biro; e in un altro dossier, un tentativo di ordinamento delle informazioni un po´piu rispettabile.

Ho appena inizato a trascrivere tutto quello che mi sembra fidabile e tollerabile alla lettura per avere nomi, date, dati a portata di mano. Comunque, parecchie cose mi risultano inquietanti: una, le successive trascrizioni dal regitro orale. Io adesso non ricordo nulla, e leggo con sorpresa aneddoti, episodi, nomi di cittá o regioni della Polonia, Russia, Siberia, Cina, Corea come se lo facesse proprio per la prima volta. Ci trovo delle frasi fra virgolette come se le avessi copiate alla lettera da qualche registro. Un'altra: si vede che qualche volta ho aggiunto l'anno alle date della prima parte del racconto, ma partendo da una premessa sbagliata, dando cioé per scontato che si trattava del 1915 (anno dell'entrata dell'Italia in guerra) e non del 1914 (anno in cui l'Austria lo fece). E un altra ancora: quelle mie premesse (fondate sulla mia assoluta ignoranza su questo complesso argomento fino a poco tempo fa) mi avevano indotto a sistemare un racconto semplificato e perfino incoerente in molti aspetti.

Ce l'avessi, adesso, il nonno Camillo.
Ma non c'é. Non mi resta che frugare attentamente per poter capire al meno un po di questa storia che pur sembrando tanto remota (nel tempo, nello spazio, e perfino nei miei interessi piu immediati) probabilmente potrebbe magari permettermi di capire molte cose che sono accadute poi, qui, in questo angolo del mondo, quando Camillo (e suo fratello Agostino, anche lui reduce di guerra) si stabilí a Bahía Blanca.